Oggi ho visto un film, uno di quei film italiani a cui non daresti un soldo, ma che alla fine si rivelano lasciarti una pillola di saggezza inaspettata. Era la storia di un uomo che viveva in funzione di suo marito, capisci? Quest’uomo cucinava e riordinava, si adattava alle passioni dell’altro e respirava la sua aria credendo che fosse la propria. Quest’uomo intraprende un viaggio di scoperta di se stesso quando il marito lo lascia, e si accorge di essere una persona generosa ma autorevole, passionale e spontanea, ma anche sensibile e amante delle piccole cose. Conosce per caso un altro uomo, stesso carattere e momento di vita, stessi traumi da relazioni disfunzionali. Pensa cavolo, sarà solo una botta e via, ma il sentimento cresce. L’altro avanza una proposta, l’uomo si ritrae. Diresti, ma come può essere? Non ha senso! Ebbene, l’uomo si era proiettato nel futuro e si vedeva di nuovo respirare l’aria altrui, vivere le passioni altrui, sentire sulla pelle una vita fatta per servire. Si spaventa, scappa. Si sente una stampella nelle vite degli altri. Non si rende conto che oggi, maturato nelle sue esperienze, una stampella non vorrebbe neppure vederla.

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