We overcome the impossible
but then
the impossible overcame us
and still
The sun rises again and cracks the shadows
but when
will I see the lights?
Ti metto in un cassetto del cuore, per adesso. Finché il sole tornerà a splendere, finché la vita non mi sembrerà più un gioco a perdere. Ti custodisco nell’anima, incapace di lasciarti andare, nonostante il dolore. Perché mi hai fatto questo?
Cenere
Mentre cercavo di andare avanti, di spiegare al mio cuore il sordo vuoto che sentiva, di dare un senso al buio della casa ormai vuota, tu non eri già più là. Non sei più casa. E temo che niente lo sarà di nuovo. Non credo più all’anima gemella. Eri tu l’unica anima a cui avevo donato il mio passato, il mio presente, il mio futuro. Eri tu la mia casa. E ora è in fiamme.
Ogni storia che si rispetti inizia sempre con un “c’era una volta” e anche questa, a modo suo, inizia così. Questa è una storia moderna però: la donzella intrappolata è in verità un demone, e il principe azzurro è in verità una docile signorina.
Ebbene.
C’era una volta un ragazzo solo, tormentato e sfuggente, rinchiuso in un grattacielo di mattoni e speranze alla ricerca di qualcuno che lo amasse davvero.
C’era una volta una ragazza timida, curiosa e intraprendente che in quel grattacielo ci lavorava, a modo suo, alla disperata ricerca di qualcuno che la notasse davvero.
Questa non è una storia d’amore, è una storia di sguardi e di parole, di sospiri e di attese, di momenti misurati nel tempo e nello spazio sotto il giudizio di tutto l’universo.
Ebbene.
È bastato uno sguardo, un rapido saluto e tutto iniziò nel più lento dei modi possibile. Lento e progressivo. Nei corridoi, nelle stanze, al fiume. Finché lui non venne liberato dalla sua torre, e lei rimase con la sua voce svanire nella mente.
Ebbene.
Due anni dopo, sotto il continuo controllo delle loro menti, i corpi si unirono nel tentativo di rincorrere il tempo, di sfogare i sogni, di placare il tormento. Se solo avessero imparato a spegnere la mente, a togliere il freno e a lasciarsi andare.
Rimpianti? Zero
Nostalgia? Mille
Grieving
Hey, mi manchi.
È strano pensarti adesso, dopo tutti questi mesi, dopo averti salutato e augurato buona fortuna.
È strano anche solo sentire la tua mancanza, perché non siamo mai stati niente, noi.
È strano perché non so neanche se ho il diritto di sentire la tua mancanza, di ricordarti, di pensarti.
Si dice che non c’è nostalgia più dolorosa di quella per le cose che non sono mai state, e mi chiedo se io non stia solo recitando una sorta di tragedia, scritta e diretta da me, in cui io sola sono la protagonista e la tua presenza è una mera illusione. Mi chiedo se tu non sia solo un ricordo, incastrato a forza nella mia mente senza mai più esistere nel presente.
Spero di rivederti un giorno, magari quel giorno. Spero di riabbracciarti, forte come l’ultima volta, e vedere nei tuoi occhi che sei felice. Perché sì, forse non ho il diritto di sentire la tua mancanza, ma ho deciso di prendermelo con la forza, ho deciso di accettare che a volte due persone si incontrano nel momento sbagliato ma con le giuste intenzioni.
Lei
Lei è ciò che di bello c’è nella mia vita.
Non sarebbe lo stesso senza la sua voglia di sperimentare;
non sarebbe lo stesso senza la sua precisione anche nelle piccole cose;
non sarebbe lo stesso senza la sua passione, la sua gentilezza, i suoi versi di soddisfazione quando mangia un cibo che le piace.
Lei ieri è diventata grande, ufficialmente. Quel 2 davanti non le apparteneva più, nonostante il viso giovane e lo spirito libero. Lei mi ha fatto riscoprire ciò che di bello c’è nella mia vita.
Debug
Inizia a scrivere.
Pensa. Misura le parole nella mente, assapora sulla lingua il ritmo del loro suono. Scegli il linguaggio, plasmalo, deformalo, rendilo acqua attraverso una fessura dell’anima.
Ed inizia a scrivere.
Nuvole
Vorrei tornare a scrivere. Come quando ero ragazzina, come quando non avevo nulla da dire ma avevo tutto già scritto. I pensieri si componevano nella mente, come un banco di nubi che, sospinto dal vento, rincorre il cielo. Così come il temporale, le mie lettere comparivano sullo schermo scaricando la pressione dell’aria, della mente, dell’anima.
E il cielo tornava sereno.
E la mente tornava libera.
E l’anima tornava pura.
18-10-2019/18-10-2020
Oggi è un anno che non ci parliamo… Un anno intero in cui l’uno non sa nulla dell’altra. Ogni tanto ti penso ancora, sai? Come se fossi un frammento di cristallo incastrato in una vecchia roccia, in un paesaggio deserto, così sei incastrato nei miei ricordi più profondi.. Mi chiedo come stai, a che punto è la tua vita, se hai realizzato qualche sogno nel cassetto. Nella mia mente esisti ancora, sei un grosso rimpianto, un enorme rimpianto di cristallo che mi ricorda tutti i fallimenti che ho collezionato. Ogni tanto sogno di vederti, per caso, fra le strade di Roma, e quasi non riconoscerti. Sogno di incrociare il tuo sguardo nei vicoli, sempre per caso, cercando nei tuoi occhi qualcosa che non c’è. Il sollievo, la chiusura del cerchio, il futuro. Ma forse è così che deve rimanere fra di noi, una storia senza fine. Sì, perché non ci meritiamo una fine, non ci meritiamo di risolvere i nostri ricordi, ci meritiamo di restare appesi nei nostri sbagli da adolescenti, come in un’eterna serie tv. Chissà se fra 10 anni ci penserò ancora, a te.
X*
È inutile aggrapparsi ad un ricordo, perché esso non può tornare. È inutile torturare la mente con le immagino del tuo viso, quando so che non lo rivedrò mai più.
Avrei voluto dedicare più tempo al nostro addio, sono stata frettolosa lo ammetto. Avrei voluto vedere i tuoi occhi blu un’ultima volta, accarezzare i tuoi capelli arruffati e sapere che quella sarebbe stata l’ultima.
E quando mi capita di pensarti oggi, dopo 7 mesi dal tuo ultimo messaggio, ancora penso che la nostra amicizia sarebbe potuta andare diversamente, che un giorno avremo l’occasione di sistemare tutto e ricominciare da persone mature.
La verità, mio caro, è che non accadrà mai. La verità è che per ogni messaggio che non ti invio un pezzo di ricordo svanisce nel nulla della tua mente annebbiata.
La verità, Elia, è che mi manchi, ma di una mancanza irreale, illusoria, puramente ipotetica. Mi manca la possibilità di poter essere, che è di fatto un sogno, un non-agito, un nulla.
Mi manca quindi il nulla?