Gelosie

Bergson diceva che esistono due tipi di tempo: il tempo cronologico, scandito dagli orologi e il tempo della vita, quello che Heidegger chiamerebbe dasein, l’esserci, e che si spiega nella bizzarra dilatazione del tempo percepito per cui un evento piacevole può sembrare durare un attimo o un’eternità. Ebbene, il tempo in realtà non si può comandare, bloccare, invertire. Una volta che hai speso tempo con qualcosa, qualcuno, esso non torna indietro, nessuno può farlo tornare indietro. E quando due oggetti in cui hai investito del tempo sono in disparità, per cui uno domina l’altro, il tempo che impieghi per sanare la distanza fra il secondo è doppio rispetto al tempo impiegato con il primo. Perciò l’uomo vive nella costante rincorsa del tempo mancato, dello spazio vuoto, del momento in cui tutto è scivolato via nel dopo. Il presente non esiste, continua il filosofo, ma è solo uno spazio fittizio fra il passato e il futuro. Dunque chi siamo noi, se ci muoviamo nel tempo senza dominarlo, se sprechiamo presenti che diventano passati e passati che non saranno mai futuri?

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