Oggi ho visto un film, uno di quei film italiani a cui non daresti un soldo, ma che alla fine si rivelano lasciarti una pillola di saggezza inaspettata. Era la storia di un uomo che viveva in funzione di suo marito, capisci? Quest’uomo cucinava e riordinava, si adattava alle passioni dell’altro e respirava la sua aria credendo che fosse la propria. Quest’uomo intraprende un viaggio di scoperta di se stesso quando il marito lo lascia, e si accorge di essere una persona generosa ma autorevole, passionale e spontanea, ma anche sensibile e amante delle piccole cose. Conosce per caso un altro uomo, stesso carattere e momento di vita, stessi traumi da relazioni disfunzionali. Pensa cavolo, sarà solo una botta e via, ma il sentimento cresce. L’altro avanza una proposta, l’uomo si ritrae. Diresti, ma come può essere? Non ha senso! Ebbene, l’uomo si era proiettato nel futuro e si vedeva di nuovo respirare l’aria altrui, vivere le passioni altrui, sentire sulla pelle una vita fatta per servire. Si spaventa, scappa. Si sente una stampella nelle vite degli altri. Non si rende conto che oggi, maturato nelle sue esperienze, una stampella non vorrebbe neppure vederla.

Ti metto in un cassetto del cuore, per adesso. Finché il sole tornerà a splendere, finché la vita non mi sembrerà più un gioco a perdere. Ti custodisco nell’anima, incapace di lasciarti andare, nonostante il dolore. Perché mi hai fatto questo?

Cenere

Mentre cercavo di andare avanti, di spiegare al mio cuore il sordo vuoto che sentiva, di dare un senso al buio della casa ormai vuota, tu non eri già più là. Non sei più casa. E temo che niente lo sarà di nuovo. Non credo più all’anima gemella. Eri tu l’unica anima a cui avevo donato il mio passato, il mio presente, il mio futuro. Eri tu la mia casa. E ora è in fiamme.

Ogni storia che si rispetti inizia sempre con un “c’era una volta” e anche questa, a modo suo, inizia così. Questa è una storia moderna però: la donzella intrappolata è in verità un demone, e il principe azzurro è in verità una docile signorina.

Ebbene.

C’era una volta un ragazzo solo, tormentato e sfuggente, rinchiuso in un grattacielo di mattoni e speranze alla ricerca di qualcuno che lo amasse davvero.

C’era una volta una ragazza timida, curiosa e intraprendente che in quel grattacielo ci lavorava, a modo suo, alla disperata ricerca di qualcuno che la notasse davvero.

Questa non è una storia d’amore, è una storia di sguardi e di parole, di sospiri e di attese, di momenti misurati nel tempo e nello spazio sotto il giudizio di tutto l’universo.

Ebbene.

È bastato uno sguardo, un rapido saluto e tutto iniziò nel più lento dei modi possibile. Lento e progressivo. Nei corridoi, nelle stanze, al fiume. Finché lui non venne liberato dalla sua torre, e lei rimase con la sua voce svanire nella mente.

Ebbene.

Due anni dopo, sotto il continuo controllo delle loro menti, i corpi si unirono nel tentativo di rincorrere il tempo, di sfogare i sogni, di placare il tormento. Se solo avessero imparato a spegnere la mente, a togliere il freno e a lasciarsi andare.

Rimpianti? Zero
Nostalgia? Mille

Grieving

Hey, mi manchi.
È strano pensarti adesso, dopo tutti questi mesi, dopo averti salutato e augurato buona fortuna.
È strano anche solo sentire la tua mancanza, perché non siamo mai stati niente, noi.
È strano perché non so neanche se ho il diritto di sentire la tua mancanza, di ricordarti, di pensarti.
Si dice che non c’è nostalgia più dolorosa di quella per le cose che non sono mai state, e mi chiedo se io non stia solo recitando una sorta di tragedia, scritta e diretta da me, in cui io sola sono la protagonista e la tua presenza è una mera illusione. Mi chiedo se tu non sia solo un ricordo, incastrato a forza nella mia mente senza mai più esistere nel presente.
Spero di rivederti un giorno, magari quel giorno. Spero di riabbracciarti, forte come l’ultima volta, e vedere nei tuoi occhi che sei felice. Perché sì, forse non ho il diritto di sentire la tua mancanza, ma ho deciso di prendermelo con la forza, ho deciso di accettare che a volte due persone si incontrano nel momento sbagliato ma con le giuste intenzioni.